giovedì, ottobre 19, 2006

Viridiana



Prima di andare a prendere i voti, VIridiana va a trovare lo zio Don Juan. Questi s'innamora di lei e, non potendo far altro, s'impicca. Viridiana non partirà più. Uno dei capolavori di Bunuel, e il film che inaugura la sua seconda giovinezza. Viridiana è una santa impossibile, che attraverserà il mondo portando più morte e distruzione che bene. Un film laicissimo e inquieto, la cui rappresentazione della religione lo ha reso scandaloso. Palma d'oro a Cannes in rappresentanza della Spagna.
Titolo originale: Viridiana
Regia: Luis Buñuel
Interpreti: Fernando Rey Francisco Rabal Silvia Pinal
Durata: 91'
Genere: Drammatico

Recensioni:
"La potenza figurativa delle immagini, non di rado pittoricamente elaborate, l'efficacia polemica di un montaggio a scacchi usato con precisi intenti espressivi e la suggestione di alcune pagine, non valgono a riscattare l'opera stilisticamente discontinua, ambigua e barocca, né a giustificare la paradossalità delle situazioni e la portata patologica dei personaggi piegati indistintamente al furore polemico dell'autore. Infatti Bunuel cerca invano di conferire plausibilità all'ibrida mescolanza degli elementi di cui si serve, affidando a contorti simboli il demoniaco misticismo che pervade l'opera"
"Mai ritorno in patria fu così amaro e contestato. Era il 1960 e dopo trent’anni di esilio, Luis Buñuel, ormai sessantenne, tornava a lavorare nella sua Spagna, da dove non era più rientrato dopo la sconfitta dei repubblicani nella Guerra Civile del 1936. Da allora aveva girovagato per il mondo, producendo i suoi film prevalentemente in Messico e in Francia. Ma Viridiana, che pure era l’occasione di tornare in patria, non smentì l’impeto irriverente del grande regista surrealista. E fu scandalo. Il film venne presentato a Cannes nel 1961 e vinse la Palma d’Oro. Questo successo lo mise sotto il tiro delle reazioni del mondo cattolico, e l’Osservatore Romano lo bollerà come “un insulto alla religione cristiana”. Il dittatore Franco stesso destituirà il direttore generale del cinema in Spagna, reo di aver prodotto un film così blasfemo. E il film sarà proibito in Spagna e, pure nel resto del mondo, non avrà certo vita facile (provate a cercarlo in una normale programmazione televisiva... è introvabile). A cosa fu dovuta tanta reazione inconsulta? All’ateismo di Buñuel? Forse. Ma più di tutti ad una sorta di “sconsacrazione dell’iconografia cattolica” che irritò profondamente il Vaticano. Crocifissi che divengono coltelli, suore novizie vestite da spose per compiacere un vecchio, dei barboni che mimano visivamente l’ultima cena di Leonardo, con un cieco al posto del Cristo, ecc. tutti elementi dissacratori, caratteristici del cinema di Buñuel, e assolutamente indigestibili dall’Establishment cattolico. Eppure Buñuel confeziona un film e una storia esemplari, dove ogni debolezza umana, fosse della ricca borghesia o del proletariato più misero, veniva messa in mostra, con cattiveria e pessimismo. Viridiana è una giovane novizia che, richiamata dal convento dallo zio che l’ha mantenuta, diviene oggetto di desiderio proprio del vecchio Don Jaime (Fernando Rey). Il quale, prima proverà con la persuasione, poi con il sonnifero, poi con l’inganno, infine con l’implorazione, per trattenere la giovane nipote, della quale si è invaghito e nella quale ritrova le grazie della moglie da tempo scomparsa. Buñuel ricostruisce un set che rimanda vagamente a quelli “cormaniani” del ciclo Edgar Allan Poe, e il Don Jaime di Fernando Rey ha le fattezze dei personaggi vampireschi e/o malinconici e dannati interpretati da Vincent Price. In quest’atmosfera “bloccata”, il film si divide in due parti assai diverse eppure complementari. Nella prima assistiamo alla seduzione mancata di Viridiana da parte dello zio; nella seconda, morto quest’ultimo suicida, troviamo la giovane che, abbandonato il convento, decide di darsi alla bontà, aprendo le porte della propria casa ai poveri barboni della zona. Ricco di elementi disturbanti - la cena finita in orgia dei poveracci, il finto stupro dello zio a Viridiana, l’arrogante esuberanza del figlio Jorge (Francisco Rabal), il film come tutti quelli di Buñuel non sembra lasciar scampo, e il finale emblematico è tra i più inquietanti di tutta la sua filmografia. La San Paolo (incredibile, ma vero, ma proprio un editore cattolico ha scelto di immortalare questo film ndr) va apprezzata per aver avuto il coraggio di far uscire in DVD un film piuttosto raro, che presenta negli extra una lunga presentazione del film, divisa in capitoli, da parte del critico Fernaldo Di Giammatteo, e le schede biofilmografiche del regista e degli interpreti. Purtroppo non è presente l’audio originale".