giovedì, novembre 30, 2006

La Jetee

Della durata approssimativa di 28 minuti, il film è formato totalmente da foto in bianco e nero collegate assieme da dissolvenze e tagli netti. Il regista e sceneggiatore Chris Marker e Jean Havel, addetto al montaggio, hanno realizzato quasi un bombardamento di immagini per l'osservatore accompagnate da una voce narrante fuori campo arrivando quasi ad un effetto ipnotico.
La Jetée narra la storia di un uomo anonimo che è ossessionato da un'immagine del proprio passato che è rimasta impressa nella sua mente: una domenica pomeriggio, mentre era all'aeroporto per vedere gli aerei che atterravano e che decollavano rimase folgorato dalla bellezza di un viso di donna. Gli avvenimenti ricordati sono piuttosto confusi, ma più pensa al fatto e più gli sembra di ricordare di aver visto anche un uomo morire.
Nel frattempo il suo mondo presente è distrutto dalla terza guerra mondiale e i sopravvissuti per sfuggire alle radiazioni sono costretti a rifugiarsi sotto terra. Viene fatto prigioniero ed è costretto a subire strani esperimenti. Il fatto è che per i sopravvissuti l'unica speranza è rappresentata dalla possibilità di creare un buco nel flusso temporale attraverso cui ottenere cibo medicine ed energia. Si tenta, cioè, di inviare degli emissari attraverso il tempo (nel passato e nel futuro) proprio per cercare delle soluzioni ai problemi del presente. Il fatto che il protagonista sia ossessionato da quella visione del passato lo rende un soggetto ideale per questo tipo di esperimenti.
Durante le prove di viaggio temporale riesce ad incontrare la donna dei suoi ricordi, frequentandola più volte fino a che i due non si innamorano. Il loro incontro finale avviene in un museo circondati da animali in esposizione.
Il successo dei suoi viaggi nel passato spingono gli scienziati ad inviarlo nel futuro. Qui scopre che la razza umana è tornata a prosperare sulla terra, anche se la società che si è formata è anonima e sterile. Per di più le persone indossano delle strane cose elettroniche sulla fronte. Dal futuro riporta anche uno strumento che permetterà il ripristino dell'industria mondiale. Diventato ormai inutile per i suoi carcerieri viene salvato da emissari del futuro che gli offrono la possibilità di fuggire. Lui chiede di essere riportato nel passato, dalla donna che ama.
Nella scena finale si ritrova in un aeroporto, quello del suo ricordo da bambino, solo che adesso è un adulto, e scopre di lontano la donna amata, nell'avvicinarsi a lei un uomo accanto a lui, un agente dei suoi carcerieri che lo ha seguito nel passato, gli spara. Morendo capisce che l'uomo morente del suo ricordo altri non è che lui stesso.
Il narratore, con calma, afferma che fuggire al tempo è impossibile e con ciò lo schermo diventa di colpo nero.
Una struttura narrativa asciutta e sintetica e soprattutto il fatto che il film sia realizzato interamente di foto immobili rendono il film un classico e un riconoscimento all'aspetto forse più importante della cinematografia: l'immagine singola, costruita e carica di significato.
Il film fu distribuito in Francia nel 1964 in un'unica sala cinematografica, La Pagode, assieme ad altri due corti, A Valparaiso e Corps Profond, ha vinto il Prix Jean Vigo.
Nel 1995 la storia di questa pellicola fu ripresa e trasformata da Terry Gilliam nel film Twelve Monkeys, interpretato da Bruce Willis e Brad Pitt.
Un'altra piccola influenza de La Jetée si ritrova nell'immagine dell'uomo con gli occhi coperti dallo strumento elettronico durante l'esperimento che è stata ripresa da David Bowie in un suo video musicale.

martedì, novembre 28, 2006

Il Declino dell'Impero Americano




La storia ruota intorno a quattro coppie medio-borghesi che trascorrono il week-end nella casa sul lago di uno di essi. Sia per le donne che per gli uomini, il tema ossessivo è il sesso. Riuniti a cena, gli otto si ritrovano a chiacchierare senza troppo interesse, quando Mario si alza, seguito poi da Louise, e se ne va "perché non si fanno orge", dice. La notte, amare riflessioni assalgono tutti, ma "l'esasperata caccia alla felicità personale, non sarà l'inizio del declino dell'impero americano?". Dopo vari intrecci amorosi notturni, le quattro coppie ripartono il mattino dopo, riprendendo forse anche la via dell'ipocrisia.
Spesso definito come una sorta di Grande Freddo in versione canadese, Il Declino dell'impero americano è un film in cui tutti parlano di sesso, ma in cui il reale soggetto è il divertimento. Nove amici e vicini di casa, alcuni sposati fra di loro, altri amanti, passano un esuberante week-end d'autunno, sulle rive di un lago. Gli uomini in cucina a preparare prelibati manicaretti; le donne a fare body building: naturalmente parlano di sesso, tanto sesso, più detto che vissuto, in modo brutale e incerto, volgare e affettivo. Il sesso come rifugio, il sesso come evasione. Poi, la sera, tutti attorno al tavolo, a discutere con estrema civiltà degli argomenti più disparati: il Papa, la prostituzione, il Laos, la Storia. A poco a poco le nevrosi, le paure esistenziali, il dissesto del "privato", vengono in superficie e i commensali, incontenibili, con un cinico gioco si dilaniano, si accusano, si graffiano con verità senza difesa. I ricordi patetici e le memorie amare contemplano guasti interiori, degrado civile, ingarbugliati rapporti: si è lacerata la crosta di solitudine, di struggimento, di sconforto.
RECENSIONI:
"Nel momento in cui un impero si avvia sulla via della decadenza la gente comincia a riflettere sulla propria vita privata... e Arcand carica questa riflessione di un senso dell'umorismo allo stesso tempo crudo e familiare." (Paul Attanasio, Washington Post)

Scheda tecnica:
Titolo originale: Le Declin de l'Empire Americain
Nazione: Canada
Anno: 1986
Genere: Drammatico
Durata: 101'
Regia: Denys Arcand
Attori:Dominique MichelDorothée Berryman

venerdì, novembre 24, 2006

Hong Kong Express

Hong Kong. Due poliziotti senza una compagna. Il primo incontra una bionda vistosa che indossa sempre occhiali scuri. Il secondo non si rende conto che la cameriera di un locale gli riordina l'appartamento in sua assenza. Un storia "minima" raccontata con tutti i segni dell'alienazione e con una grande importanza attribuita al linguaggio metacinematografico e alla presenza degli oggetti. Intorno aleggia, palpabile, la paura dell'annessione alla Cina.

Scheda Tecnica:

Titolo originale: Chongqing Senlin/Chung King Express

Regia: Wong Kar-wai.

Attori: Tony Leung, Brigitte Lin Chinghsia, Takeshi Kaneshiro.

Genere: Drammatico.

Durata: 102 minuti.

Produzione Hong Kong

Anno: 1994.

sabato, novembre 18, 2006

Il fascino discreto della borghesia




Per i borghesi François e Simone Thevenot, la giovane Florence (sorella di Simone) e l'ambasciatore della repubblica di Miranda, Raphaël Acosta, i coniugi Henri e Alice Sènèchal nulla è più difficile che riuscire a cenare insieme: se i primi quattro si recano dai Sènèchal, questi li attendevano per la sera seguente, oppure si sono nascosti per fare all'amore; se vanno in trattoria, è morto il proprietario; se le signore vanno a prendere il thè in un locale pubblico, non viene loro offerta che dell'acqua; se una volta tanto pare che tutto fili liscio, interviene un colonnello con un gruppo di militari a scombinare il pasto; infine, poichè François, Henri e Raphaël spacciano droga, una cena viene interrotta dalla polizia (in seguito, l'intervento di un ministro li fa scarcerare). A un certo punto, ai sei si aggiunge un nuovo personaggio, il vescovo Dufour, che riesce ad ottenere un impiego come giardiniere presso i Sènèchal. Ma ormai tutta la vicenda è diventata ambigua e si mescola ai sogni e alle paure di ognuno (invitati a casa del colonnello si trovano improvvisamente su un palcoscenico a dover recitare una parte che non conoscono) e su tutti incombe un greve senso di morte; o è il prelato che, accorso al capezzale di un vecchio moribondo, il quale confessa di avergli assassinato gli inumani genitori, prima lo assolve e poi lo uccide; oppure il racconto di un militare che ha sognato di aver incontrato la propria madre e alcuni amici defunti; ovvero è l'uccisione del colonnello che ha provocato l'ambasciatore di Miranda; o infine, sempre durante un pasto, l'irruzione di terroristi rivoluzionari che fanno una strage da cui si salva soltanto Raphaël Acosta. Quest'ultimo è un vero incubo e per cacciarlo Raphaël, quando si sveglia, si alza e si mette a mangiare. Ma nonostante tutto, ogni tanto si vedono i nostri protagonisti borghesi camminare per una solitaria strada di campagna.

I Thévenot e i Sénéchal continuano a scambiarsi inviti per un pranzo, ma non riescono mai a mangiare. Scritto col fido Jean-Claude Carrière, questo opus n. 30 dello spagnolo di Calanda è forse il suo film più francese e squisito: la trovata del Pranzo Continuamente Interrotto potrebbe far da motore a una commedia di boulevard. L'angelo sterminatore ha in mano il fioretto dell'ironia e lo maneggia con grazia incantevole, ma, surrealista sereno e sorridente, ricorre all'esplosivo onirico per far saltare in aria la borghesia e i suoi pilastri: polizia, chiesa, esercito. I sogni non servono a evadere dalla realtà, ma a farla conoscere più profondamente. Un compendio di tutto il cinema bunueliano.
Il Morandini Dizionario dei film, Zanichelli
Titolo originale:Le charme discret de la bourgeoisie
Regia: Luis Buñuel
Genere:Commedia - Drammatico
Soggetto:Luis Buñuel
Sceneggiatura:Luis Buñuel, Jean-Claude Carriere
Fotografia:Edmond Richard
Montaggio:Helene Plemiannikov
Interpreti:
Stephane Audran Alice Senechal, Ellen Bahl, Olivier Bauchet, Robert Benoit, Julien Bertheau Vescovo, Christian Blathauss, Jean-Pierre Cassel Henri Senechal, Jean Degrave, Anne Marie Deschott, Douling Moribondo, Paul Frankeur Francois Thevenot, Pierre Lary, Robert Le Beal, Pierre Maguelon Gendarme, Maxence Mailfort, Maria Gabriella Maione Guerrigliera, Francois Maistre Il Commissario, Damaso Muni Contadina, Bernard Musson Cameriere, Bulle Ogier Florence, Michel Piccoli Il Ministro, Claude Pieplu Il Colonnello, Fernando Rey Don Raphael, Jacques Rispal, Delphine Seyrig M.Me Thevenot, Diane Vernon, Milena Vukotic Ines
Produzione:
Serge Silberman, per la Greenwich Films, Dear. Coproduzione Greenwich (Parigi) Dean (Rome)
Origine:Francia - Italia - Spagna
Anno:1972
Durata:105'

venerdì, novembre 10, 2006

Bella di giorno



Una giovane signora borghese, piuttosto frigida con il marito, si mette a frequentare di pomeriggio una casa d'appuntamenti e diventa la regina dell'erotismo, finché non si risolve a dedicarsi (ma sul serio) al legittimo consorte. Però uno dei suoi amanti non accetta il ravvedimento. Spara al povero marito ignaro riducedolo in fin di vita. La "bella di giorno" si voterà alla cura del poveraccio (e alla castità) per tutta la vita. Con questo film d'argomento osé (per il '68), il grande Luis Buñuel a quasi settant'anni conquista un ampio pubblico. Meglio tardi che mai. Un mediocre romanzo di Kessel diviene per lui l'occasione per raccontare cinematograficamente una nevrosi con notevole acutezza e sensibilità. Fa ancora oggi testo il suo modo di alternare la realtà e le fantasie della protagonista (uno studio sulla schizofrenia che anche gli specialisti hanno trovato impeccabile).
Scheda Tecnica:
Anno di produzione: 1968
Titolo originale: Belle de jour
Regia: Luis Buñuel.
Genere: Drammatico
Durata:120 minuti.
Produzione: Francia
Recensione e critica di Alberto Moravia:
Sévérine, moglie borghese di un giovane chirurgo, è stata, bambina, accostata da un bruto. Da questo trauma le sono venute due ossessioni parallele: di colpa e di voglia di ripetere la colpa. Un erotomane a nome Husson le fa la corte, invano; un giorno per caso, le rivela l’indirizzo di una casa di appuntamenti che in passato gli è accaduto di frequentare. Subito, Sévérine, si precipita alla casa e chiede alla tenutaria, Madame Anays, di lavorarci. Così comincia per lei una doppia vita: signora irreprensibile a casa, Sévérine, al bordello in cui si reca ogni giorno dalle due alle cinque, diventa la prostituta “Belle de jour”. Tutto andrebbe liscio se a un tratto non accadessero due fatti. Il primo è che Husson, l’erotomane che le ha dato l’indirizzo e l’aveva corteggiata invano, si presenta alla casa di appuntamenti e la riconosce; il secondo è che uno dei clienti del bordello, un giovane criminale spagnolo, si innamora di lei. A Sévérine il ragazzo piace finché non è che uno dei soliti clienti che la violentano e la profanano; ma non vuol saperne del suo amore. Lo spagnolo la fa seguire, irrompe nella sua casa; Sévérine lo scaccia. Lo spagnolo si apposta; abbatte a colpi di rivoltella il marito di Sévérine; a sua volta viene ucciso dalla polizia. Adesso il marito è paralizzato e quasi cieco, non si sa se guarirà. Arriva Husson e, per vendicarsi della ripulsa di Sévérine, gli svela la verità sul suo ferimento e sulla doppia vita di sua moglie. Nella motivazione del premio di Venezia, a proposito di questa Belle de jour di Luis Buñuel, si diceva che il “film confermava la grande lezione dei surrealismo di cui Luis Buñuel è uno dei rappresentanti più illustri”. Questa frase non ha nulla di convenzionale. In realtà Buñuel ci ha dato uno dei rari film che siano al tempo stesso spettacolo e opera d’arte. E questo l’ha ottenuto grazie soprattutto alla sua esperienza dei surrealismo, forse la sola avanguardia che abbia cambiato e arricchito la nostra visione del mondo e conquistato nuovi territori di conoscenza. Ci sono due specie, almeno, di surrealismi. Quello fantastico nel quale il sogno si presenta come realtà (Dali, Ernst, Delvaux, Magritte ecc. ecc.); e quello nel quale la realtà si presenta come sogno (Lautreamont, l’Aragon del Paysan de Paris, Nadia di Breton, Roussei, lo stesso Freud). Belle de jour appartiene alla seconda categoria. Perché la realtà è un sogno in Belle de jour? Perché Sévérine ha sognato tutta la vita, con nostalgia e senso di colpa, di essere profanata e violentata; e, alla fine, il suo sogno si realizza. Per questo la prima parte è superiore alla seconda. In questa prima parte, infatti, il sogno di Sévérine non incontra alcuna smentita: essa vive il proprio sogno e sogna la propria vita. Aveva sognato di essere posseduta da un bruto; ed ecco il bruto le sta sopra e la possiede davvero. Così, appunto perché sogno e realtà vi si identificano così perfettamente, anche il bordello non è un luogo della realtà, ma un luogo di sogno nel quale, appunto, la sola realtà è il sogno di Sévérine. Donde la precisione allucinata dei particolari; l’assenza di psicologia. Invece, nella seconda parte, Sévérine è costretta a svegliarsi. Qualcuno la riconosce, qualcuno l’ama. Scoppia una tragedia che non è sogno, bensì, purtroppo, mera realtà. Ma Sévérine è un’incorreggibile sognatrice: quando viveva il suo sogno di stupro, allora sognava di essere punita; adesso che il marito è paralizzato e sa della sua doppia vita, sogna che il marito è sano e non sa nulla e loro si amano e vivono felici. Ma si capisce che fa questo sogno per illudersi di potere, un giorno, tornare di nuovo al bordello e riprovare il brivido dello stupro. E inutile cercare delle implicazioni sociali in questo film: Freud non è Marx, e questo è un film, alla lontana, freudiano. Il grande merito di Buñuel anzi è stato di aver scartato con mano leggera ogni denunzia moralistica; di essersi tenuto, con superiore maestria, a una rigorosa descrizione. Tutto è visto attraverso gli occhi di Sévérine; e Sévérine, appunto, è una sonnambula o, se si preferisce, una visionaria. In un simile film, la regia prevale, anzi riassorbe l’interpretazione. Catherine Deneuve, volto consumato dalla lussuria e dal senso di colpa, è un’immagine memorabile. Accanto a lei, visti da lei, bisogna lodare Jean Sorci, il marito; Michel Piccoli che è Husson; Francisco Rabal e Geneviève Page.
Da Al cinema, Bompiani, Milano, 1975